L’EUROPA A QUARANT’ANNI DALLA “LEGGE BASAGLIA”
L’EUROPA A QUARANT’ANNI DALLA “LEGGE BASAGLIA”
Venerdì 21 dicembre 2018 – h 21.00
Presentazione di L’EUROPA A QUARANT’ANNI DALLA “LEGGE BASAGLIA”
con cenni di creazione pubblica di “Per nulla un cretino. Antologia scenica di una follia”.
TORINO | Sala dell’antico Macello di Po | Via Matteo Pescatore, 7 | INGRESSO LIBERO E GRATUITO
Il progetto L’EUROPA A QUARANT’ANNI DALLA “LEGGE BASAGLIA” è nel novero delle iniziative dell’Anno europeo del patrimonio culturale; progettazione e realizzazione sono di Associazione Lotta contro le Malattie Mentali (ALMM Onlus) in collaborazione con Associazione cult. Compagnia Marco Gobetti.
La serata di presentazione di L’EUROPA A QUARANT’ANNI DALLA “LEGGE BASAGLIA”avrà luogo venerdì 21 dicembre 2018, alle h.21.00 a TORINO, presso la Sala dell’antico Macello di Po, in Via Matteo Pescatore 7, a ingresso libero e gratuito.
Si inizierà con la presentazione del progetto e una narrazione scientifica introduttiva, a cura di Barbara Bosi (Psicologa Psicoterapeuta – Presidente ALMM Onlus).
A seguire, primi cenni di creazione pubblica di “Per nulla un cretino. Antologia scenica di una follia”, con l’interpretazione di Marco Gobetti e la drammaturgia di Valentina Cabiale.
L’EUROPA A QUARANT’ANNI DALLA “LEGGE BASAGLIA” si snoda in un percorso di creazione pubblica, che significativamente viene presentato sul finire del 2018, anno in cui cade il quarantesimo anniversario dalla promulgazione della legge 180; per poi proseguire nei mesi successivi, “oltre le celebrazioni”, a sottolineare la necessità di una memoria attiva e mobile, foriera di azioni e pensieri capaci di incidere sul presente.Il percorso si concluderà nel 2019, con una serie composita di narrazioni scientifiche e con la versione finale dello spettacolo.
La serata inaugurale del percorso L’EUROPA A QUARANT’ANNI DALLA “LEGGE BASAGLIA” è suddivisa in due momenti:
- Presentazione del progetto e narrazione scientifica introduttiva su ciò che accadde in Italia e in Europa dopo le intuizioni di Franco Basaglia e la promulgazione della Legge 180, con il ruolo fondamentale che assunse la partecipazione congiunta di comuni cittadini, professionisti, rappresentanti delle Istituzioni, Politici. Si intende evocare l’azione di chi allora partecipò a quella trasformazione, unendola alla testimonianza di chi, oggi, ne promuove l’attualità e la necessaria trasmissione e diffusione, per garantire buone prassi per la salute Mentale. Allargare il campo di esame, confrontare la quasi mancata evoluzione del sistema psichiatrico in molti Paesi d’Europa con quella (almeno al confronto) profonda in Italia può servire a mantenere alta l’attenzione sui pericoli di involuzione, che proprio in Italia incalzano e – per l’appunto – rendono sempre più necessario il lavoro di diffusione della cultura storica.
- Primi cenni di creazione pubblica di“PER NULLA UN CRETINO – antologia scenica di una follia”: una lettura scenica fondata su suggestioni di più autori (fra tutti, Basaglia, Foucault, Sciascia, Tobino, Fanon, Frame, Poe, Cavazzoni, Shakespeare, Tasso, Merini), di brani da“La fabbrica della follia – Relazione sul manicomio di Torino” (AA.VV., 1971, Torino, Einaudi) e sulle lettere che i degenti dell’Ospedale Psichiatrico di Collegno scrissero all’ALMM, l’Associazione che ottenne il loro diritto a corrispondere con l’esterno. Il percorso trova compimento quindi nell’evocare il “momento di passaggio”, il confine mobile rappresentato da quelle lettere: un illuminante squarcio sul particolare per cogliere l’universale e per dare ancora voce a chi, internato in manicomio, non ha avuto voce per moltissimi anni.
OBIETTIVI DEL PROGETTO
Come ebbe a dire nelle sue lezioni brasiliane Franco Basaglia: “non credo che essere riusciti a condurre un’azione come la nostra sia un’azione definitiva. L’importante è un’altra cosa, è sapere che si può fare. E, aggiungo, che si deve fare”.
Uno degli aspetti che riteniamo fondamentali e che rappresenta l’obiettivo generale del progetto consiste nel continuare a valorizzare i cambiamenti che produssero i fenomeni culturali di quegli anni.
La rivoluzione culturale di quegli anni e la riforma psichiatrica del 1978, oltre a restituire la dignità di Cittadini a milioni di persone, dimostrarono come la collaborazione tra Cittadini comuni, Professionisti, rappresentanti di Istituzioni pubbliche e Politici possa generare cambiamenti profondi nella Società e favorire processi di integrazione, benessere e miglioramento della qualità della vita.
Tali conquiste non possono però considerarsi definitive: il pregiudizio e lo stigma verso le persone con disagio psichico continua ad essere forte all’interno della Società e la rappresentazione sociale della malattia mentale, nonostante la Legge innovatrice del 1978, continua a risuonare con caratteristiche di pericolosità e paura.
Contemporaneamente, in Europa, la cultura territoriale della Cura e riabilitazione della patologia psichica si è certamente diffusa, ma non ancora in modo così capillare da portare alla completa chiusura degli Ospedali Psichiatrici o di strutture a carattere custodialistico.
L’obiettivo generale è poter valorizzare il nostro patrimonio culturale, farlo diventare una risorsa condivisa e sensibilizzare alla storia e ai valori comuni che essa ha rappresentato i Cittadini, i professionisti, i rappresentanti delle istituzioni e i Politici di oggi.
LE BASI
Il 2018 è l’anno in cui ricorrono due anniversari fondamentali: il Cinquantesimo anniversario del Movimento di Contestazione (1968) e il Quarantesimo Anniversario della Legge 180, meglio conosciuta come Legge Basaglia.
I due anniversari sono strettamente correlati: la Legge Basaglia è esito delle più articolate contestazioni degli anni Sessanta del Novecento, che portarono a profonde trasformazioni del tessuto sociale italiano.
In quegli stessi anni si colloca, non casualmente, la data di nascita dell’Associazione per la Lotta contro le Malattie Mentali: gli anni in cui gli studenti occupavano l’Università, intellettuali e studiosi si scrollavano di dosso la ruggine accumulata in decenni di ossequio al Moloch della neutralità della scienza, la classe operaia inaugurava una stagione di epiche battaglie rivendicative. Anni certo costellati da ingenuità, errori, contraddizioni, ma vivificati dal fuoco di grandi speranze e, oggi possiamo dirlo da osservatori più distaccati di quel periodo, di grandi conquiste civili e sociali. Per quel che ci riguarda più da vicino, al grande risveglio della Psichiatria dal lungo sonno e dalle pagine oscure, talora terrificanti, scritte sulla pelle degli esclusi, dei reietti, e degli emarginati; scritte e dominate sino allora in Italia dal Positivismo novecentesco e da un establishment psichiatrico universitario il cui pensiero e la cui coscienza si erano fermate ad una visione istituzionalistico-repressiva dell’assistenza psichiatrica.
Fu, quella innescata in Italia da Franco Basaglia, una rivoluzione che, subito appoggiata da pochi psichiatri, tanto minoritari quanto vivacemente combattivi, tolse per la prima volta il velo del silenzio e dell’omertà, per la prima volta denunciò le componenti sociali, umane, classiste della malattia mentale e, con esse la natura discriminatoria, degradante della segregazione manicomiale. Fu una rivoluzione autenticamente innovatrice, perché volta a modernizzare, svecchiare, riformare le arcaicità del vivere sociale attraverso l’abbattimento dei muri e delle sbarre di quella tetra prigione chiamata Manicomio. Una rivoluzione che liberò esseri umani umiliati e offesi dalla degradazione e dall’abbandono e li restituì a piena dignità di persone e di cittadini.
Contemporaneamente al lavoro di Franco Basaglia, la Legge 180 e la chiusura dei Manicomi restituirono dignità di scienza medica alla Psichiatria, togliendole quel mandato di custodia e controllo sociale assunto per molti anni all’interno delle alte mura dell’Ospedale Psichiatrico.
L’Associazione per la Lotta contro le Malattie Mentali (ALMM) è stata fondata a Torino nel 1967 per combattere l’istituzione manicomiale e liberare i pazienti costretti in condizioni di vita disumane. Negli anni, in seguito all’approvazione della Legge 180 e con la chiusura degli Ospedali Psichiatrici, il lavoro dell’Associazione si è focalizzato su coloro che patiscono un disagio psichico e sui loro famigliari, affinché ne sia garantita la dignità in quanto cittadini con pari diritti, la giusta collocazione nelle strutture di cura e sia dato loro un aiuto adeguato in un rapporto di dialogo e collaborazione con i servizi sanitari e le pubbliche amministrazioni.
L’ALMM fu la prima Associazione di cittadini a varcare le mura del Manicomio e presentò, il 17 maggio del 1969 all’interno del Manicomio di Collegno (Torino), una mozione per la costituzione di una Commissione di Tutela dei Diritti dei Ricoverati. La mozione venne approvata e la Commissione, il 1° ottobre 1969, iniziò l’attività: per la prima volta in Italia un gruppo di cittadini poté esercitare un libero controllo su un’Istituzione pubblica.
Il lavoro della Commissione di Tutela si concretizzò nella stesura della prima “Carta rivendicativa dei diritti dei ricoverati negli ospedali psichiatrici”[1] e in una fitta corrispondenza tra i degenti dell’Ospedale Psichiatrico di Collegno e l’ALMM, corrispondenza tutt’ora custodita nel nostro archivio.
Il 13 giugno 1975 l’amministrazione dell’Ospedale Psichiatrico affidò poi all’Associazione per la Lotta contro le Malattie Mentali l’organizzazione di un corso biennale destinato alla formazione degli infermieri psichiatrici. Da una funzione di “controllo” si passò ad una piena collaborazione nel processo di deistituzionalizzazione che si protrasse nei decenni a seguire.
“Portami su quello che canta”[2] racconta ciò che è accaduto nell’antica Certosa di Collegno e il ruolo dell’ALMM:
“Per la passione umana e politica di un gruppo di cittadini – l’Associazione per la Lotta contro le Malattie Mentali sorta a Torino da fine del 1967 – (…) i matti hanno avuto la parola, forse per la prima volta nella vita, sono stati ascoltati, considerati dai Giudici degni di fede, cittadini come gli altri”
I volti, gli occhi, le lacrime dei malati che si accalcarono in quell’aula del Tribunale di Torino restano indimenticabili: “Quella sentenza resta un irrinunciabile documento di civiltà giuridica, il segno di una conquista umanitaria difficile da cancellare. (…) La sentenza dei Giudici di Torino non annulla, purtroppo, le sofferenze di tanti uomini, ma quegli stessi uomini, nell’aula del Palazzo di Giustizia hanno sentito e provato il calore della solidarietà, l’affetto, l’attenzione umana, la speranza. Un processo, forse, è servito da terapia”.
[1] AA.VV., 1971, “La Fabbrica della Follia”, Torino, Einaudi.
[2]A. Papuzzi, 1977, “Portami su quello che canta”, Einaudi, Torino.