La contenzione fisica NON è un atto terapeutico
Noi ne siamo convinti ….
LA CONTENZIONE NON E’ UN ATTO TERAPEUTICO
La Cassazione sul caso di Franco Mastrogiovanni.
La vicenda del maestro elementare Franco Mastrogiovanni morto nel 2009 dopo 82 ore di contenzione nell’ospedale di Vallo di Lucania, lascia in eredità insegnamenti importanti, pur nella estrema mitezza di pene irrogate, a fronte di un fatto – o di fatti – di estrema gravità che non fanno certo onore al Servizio sanitario nazionale.
ESTRATTO ARTICOLO
La vicenda di Franco Mastrogiovanni è giunta, dunque, alla conclusione.
Il “maestro più alto del mondo” era stato sottoposto nel 2009 a un trattamento sanitario obbligatorio, ricoverato in SPDC a Vallo della Lucania, viene prima sedato farmacologicamente (contenzione farmacologica) e successivamente anche meccanicamente, attraverso “fascette dotate di viti di fissaggio applicate ai quattro arti e fissate alle sbarre del letto”.
Mastrogiovanni non viene più liberato dalla contenzione e dopo oltre ottanta ore ne viene constatato il decesso. La causa di morte viene riscontrata in un edema polmonare.
Coinvolti come imputati ben diciassette tra medici e infermieri per sequestro di persona (art. 605 cp), morte come conseguenza di altro reato (art. 586 cp) e, limitatamente ai medici, falso ideologico in atto pubblico (art. 479 cp).
In primo grado, il Tribunale di Vallo della Lucania condanna solo i medici; la Corte di appello di Salernoin condanna anche gli infermieri. La Cassazione ha sostanzialmente confermato l’impianto della sentenza di appello.
Vicenda complessa che ha avuto come particolarità la videogistrazione di tutto l’evento: il reparto, infatti, era dotato di un impianto di videosorveglianza e videoregistrazione che – in evidente contraddizione con la legge sulla privacy (di cui non si è discusso) – ha mostrato un eccezionale documento che ha permesso di ricostruire tutta la vicenda.
A livello mediatico si registra anche la presenza del film “87 ore” di Costanza Quatriglio.
Analizzeremo la lunga sentenza della Cassazione – V sezione, sentenza 20 giugno 2018, n. 50497 – concentrandoci sulla “natura della contenzione” approfondita per la prima volta in modo ampio dai giudici di legittimità, sul reato di sequestro di persona e sulle conseguenze nei confronti di medici e infermieri coinvolti e, infine, sul falso in atto pubblico.
La sentenza ha una eccezionale importanza e implicherà un ripensamento di molte prassi nelle organizzazioni sanitarie in relazione alle motivazioni addotte dai supremi giudici.